L'ultimo messaggio di una condannata a morte

Reyhaneh Jabbari

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Isabeau_AD
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    L'hanno pubblicato tutti i quotidiani. Al di là della retorica, fa molto male.
    Questa è la versione de Il post.

    CITAZIONE
    Sabato 25 ottobre una donna iraniana di 26 anni, Reyhaneh Jabbari, è stata uccisa per impiccagione in una prigione a Teheran. Era stata condannata a morte nel 2009 per aver ucciso un uomo che aveva tentato di violentarla nel 2007, come da lei sostenuto nel corso di un processo che Amnesty International ha definito «pieno di errori»

    CITAZIONE
    Cara Sholeh,
    oggi ho capito che è arrivato il mio turno di affrontare la Qiṣāṣ (la legge iraniana del contrappasso). Mi fa star male non aver saputo da te che ho raggiunto l’ultima pagina del libro della mia vita. Non pensi che avrei dovuto saperlo? Sai quanto mi vergogno che tu sia triste. Perché non hai colto l’opportunità di lasciarmi baciare le tue mani e quelle di papà?
    Il mondo mi ha permesso di vivere per 19 anni. È in quella notte infausta, che avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in qualche angolo della città, dopo qualche giorno la polizia vi avrebbe portato nell’ufficio del medico legale per identificarlo, e lì avreste saputo anche che ero stata violentata. L’assassino non sarebbe mai stato trovato, dato che noi non abbiamo la loro ricchezza né il loro potere. Voi avreste proseguito la vostra vita tra sofferenza e vergogna, e alcuni anni dopo sareste morti per questa sofferenza.
    Tuttavia, con quel colpo maledetto la storia ha preso una piega diversa. Il mio corpo non è stato gettato da una parte, ma prima nella tomba del carcere di Evin e dei suoi reparti di isolamento, e ora in quella di Shahr-e Ray. Ma tu confida nel destino e non lamentarti. Sai benissimo che la morte non è la fine della vita.
    Mi hai insegnato che si viene al mondo per fare un’esperienza e imparare una lezione, e per ogni nuova nascita c’è una responsabilità sulle spalle di qualcuno. Ho imparato che a volte bisogna combattere. Me lo ricordo, quello che mi dicesti quando quell’uomo protestò contro quello che mi stava fustigando, ma l’aggressore lo colpì alla faccia e alla testa facendolo morire. Mi dicesti che in nome di un valore occorre perseverare anche a costo della vita.
    Ci hai insegnato, quando andavamo a scuola, che bisognava essere una signora anche di fronte alle liti. Ricordi quanto sottolineasti l’importanza del nostro modo di comportarci? Ti sbagliavi. Quando è successo questo incidente, i miei insegnamenti non mi hanno aiutata. Presentarmi in tribunale mi ha fatto apparire come un’assassina a sangue freddo e una criminale spietata. Non ho pianto. Non ho implorato pietà. Non mi sono afflitta, perché credevo nella legge.
    Ma sono stata accusata di essere indifferente di fronte al reato. Tu lo sai, non ho neanche mai ucciso le zanzare, e gettavo via gli scarafaggi prendendoli per le antenne senza ucciderli. E ora sono diventata un’assassina con premeditazione. Il modo in cui trattavo gli animali è stato interpretato come un’inclinazione maschile. Il giudice non si è neppure posto il problema di considerare che al momento dell’incidente avevo le unghie lunghe e smaltate.
    Ottimista colui che aspetta giustizia dai giudici! Il giudice non ha mai considerato il fatto che non ho mani come quelle degli sportivi, specialmente dei pugili. E questo paese, che tu mi hai insegnato ad amare, non mi ha mai voluto. Nessuno mi ha sostenuto mentre piangevo durante l’interrogatorio e sentivo tutte quelle volgarità. Quando ho tolto da me l’ultimo segno di bellezza tagliandomi i capelli sono stata premiata: 11 giorni in isolamento.
    Cara Sholeh, non piangere per quello che stai ascoltando. Fin dal primo giorno, quando nell’ufficio di polizia un vecchio agente scapolo mi fece male per le mie unghie, ho capito che non sono tempi per la bellezza. La bellezza dell’aspetto, la bellezza dei pensieri e dei desideri, una bella scrittura, la bellezza degli occhi e dello sguardo, e persino la bellezza di una voce.
    Mia cara mamma, la mia ideologia è cambiata e tu non ne sei responsabile. Le mie parole sono senza fine, e ora le consegno tutte a qualcuno in modo che ti siano consegnate quando sarà eseguita la mia condanna senza che tu sia presente o che tu neppure lo sappia. Ti lascio tantissimi miei manoscritti, come mia eredità.
    Prima di morire, però, voglio qualcosa da te, qualcosa a cui dovrai provvedere tu al posto mio, con tutte le tue forze e in tutti i modi possibili. Questa è la sola cosa che voglio da questo mondo, da questo paese e da te. So che ti servirà tempo per questo. Quindi, ora ti dirò una parte delle mie volontà. Per favore, non piangere e ascolta. Voglio che tu vada in tribunale e dica loro le mie richieste. Non posso scriverla dalla prigione, una cosa del genere, perché la lettera non sarebbe approvata dal capo carceriere. E ora, ancora una volta, soffrirai per causa mia. Questa è la sola cosa per cui, se anche tu dovessi metterti a implorare, non ne sarei sconvolta – anche se ti ho detto molte volte di non supplicare per impedire la mia condanna.
    Cara mamma, cara Sholeh, l’unica persona che mi è più cara della mia vita, io non voglio marcire sotto terra. Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore diventi polvere. Implora questo: che non appena sarò impiccata, venga disposto che il mio cuore, i miei reni, gli occhi, le ossa, e qualsiasi altra cosa che sia possibile trapiantare, vengano separate dal mio corpo e date a qualcuno che ne ha bisogno come dono. Non voglio che il paziente conosca il mio nome, che mi compri un mazzo di fiori e persino che preghi per me. Te lo dico dal profondo del mio cuore: non voglio una bara su cui tu debba venire a piangere e a soffrire. Non voglio che tu ti vesta di nero per me. Fa’ del tuo meglio per dimenticare questi giorni difficili. Dammi al vento, che possa portarmi via.
    Il mondo non ci ama. Non mi voleva. E ora mi consegno a lui e accolgo la morte. Perché nel tribunale divino sarò io ad accusare gli investigatori, accuserò l’investigatore Shamlou, accuserò i giudici, e i giudici della Corte suprema del paese, che mi hanno colpita e non si sono astenuti dal molestarmi. Al tribunale del Creatore accuserò il dottor Farvandi, accuserò Qassem Shabani e tutti quelli che – per ignoranza o con le loro bugie – mi hanno offesa e hanno calpestato i miei diritti, e non hanno prestato attenzione al fatto che a volte la realtà è diversa da come appare.
    Cara Sholeh dal cuore tenero, nell’altro mondo saremo io e te ad accusare, e gli altri gli accusati. E vediamo cosa vorrà Dio. Volevo abbracciarti fino al momento della mia morte. Ti voglio bene.
    Reyhaneh
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    !kizuna supporter
    Posts
    10,721
    Reputation
    +127
    Location
    dal paese delle Meraviglie

    Status
    Anonymous
    E' una lettera che fa male, non è neache facile commentare perchè, come dico sempre, su certe cose è meglio il silenzio.
     
    Top
    .
  3. zephikiel
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Mamma mia, è terribile... leggere qualcosa di simile spezza il cuore.
    Non ci sono parole.
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    !kizuna supporter
    Posts
    8,831
    Reputation
    +249
    Location
    ||Roma-provenienza||< delta

    Status
    Offline
    Il dubbio che sia un falso viene, perché è veramente troppo scritta bene.
    Ma è riportata anche da siti inglesi (come The Indipendent e National Post) e di altre lingue che non so distinguere e considerando questo e la persona che l'ha scritta, cioè una che poteva salvarsi ma ha preferito la condanna a morte al cambiare la sua parola, la considero vera ad alte probabilità.
    Mi hanno colpito lo spessore morale, l'intelligenza elegante e il forte coraggio di questa ragazza che affronta la morte a testa alta e prodigandosi per il futuro di persone che non vedrà mai più.
    E' troppo evidente che questa donna viene uccisa per la propria superiorità da una società di meschini, infami, mediocri, piccoli uomini che possono difendere i loro privilegi solo con il sopruso e il terrorismo.
    Colpisce la scrittura elegante, "Give me to the wind to take away." è una citazione che non verrà dimenticata, segno di una mente elegante. Lei dice che la bellezza non è apprezzata e ha ragione riferendosi al suo contesto, la sua bellezza di viso e soprattutto di spirito è stata umiliata e schiacciata. Ha ragione nel dire che è condannata da quando aveva 19 anni, doveva morire comunque. Anzi è condannata dalla nascita, dal nascere in quella società.
    C'è da dire che il popolo iraniano è forte e fiero, la barbarie dell'integralismo religioso non è innata della loro cultura, fino agli anni 80 le donne si laureavano e giravano in minigonna. Il movimento ateo/agnostico iraniano è tra i più intensi. La barbarie viene imposta loro dall'alto, da un regime che si protrae in elezioni farsa e che si è imposto militarmente e tanto più il popolo ribolle, tanto la repressione è dura.
     
    Top
    .
3 replies since 27/10/2014, 18:53   137 views
  Share  
.
Top
Top